Pamela Villoresi interpreta Artemisia Gentileschi nell’opera Artemisia Gentileschi. La Forza dal dolore in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
La manifestazione è organizzata dalla Commissione Cultura dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, in collaborazione con la Compagnia Teatrale Attori & Convenuti di Firenze e il Teatro della Pergola di Firenze – Teatro Nazionale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Artemisia Gentileschi. La Forza dal dolore, nata da un’idea di Gaetano Pacchi, consiste in una rievocazione drammaturgica della figura di Artemisia Gentileschi – pittrice del ‘600 – che subì uno stupro per il quale fu celebrato un processo conclusosi con la condanna dell’autore, il pittore Agostino Tassi, amico e collega del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi.
Il testo, montato da Gaetano Pacchi, attingendo dagli atti della causa e da brani di alcune versioni romanzesche della sua vita, vede al centro Artemisia, la quale si confronta con tre figure, che ebbero un ruolo importante sia nella vicenda processuale, sia nella sua esistenza, in generale: con il padre Orazio che, in quella circostanza, tenne un comportamento ambiguo, con Tuzia, donna sulla cui parte nella storia sussistono molti dubbi (ci si è, infatti, chiesti se, abitando nello stesso palazzo in cui dimoravano Orazio e Artemisia, essa sia stata complice di Agostino, avendo favorito – secondo la versione fornita dall’imputato – gli incontri di quest’ultimo con la ragazza, oppure – come la stessa Tuzia dichiarò al Tribunale – “vittima” del violentatore, che ne avrebbe carpito la buona fede per introdursi in casa della ragazza o, infine, “succube” della imperiosa volontà di Artemisia che le avrebbe dichiarato il suo amore per Agostino) e con Agostino Tassi, il suo “carnefice”, il quale si difese, negando di aver compiuto alcuna violenza.
Durante questa lettura ‘a quattro voci’, immagini di cui Artemisia non è l’autrice, ma comunque la protagonista, si susseguono in dissolvenza i dipinti, in cui Artemisia ha trasfuso il vissuto della violenza subìta. All’inizio, Artemisia – oramai in età matura – si trova, avvolta dalla penombra, nel Casino delle Muse di Palazzo Pallavicini a Roma, le cui volte sono decorate con l’affresco Concerto musicale con Apollo e le Muse, creato da Orazio Gentileschi e Agostino Tassi. Tale opera – in cui Artemisia è ritratta per mano del padre – vede idealmente riuniti i tre protagonisti di questa vicenda e rappresenta il contesto in cui maturò lo stupro. Infatti, Agostino Tassi, condividendo con Orazio il compito di eseguire tale dipinto, ebbe la possibilità di venire a più stretto contatto con Artemisia e, dunque, di consumare l’abuso. Poi, le quattro figure vanno ad incastonarsi in uno sfondo composto di immagini che, di volta in volta, pongono in risalto le espressioni dei personaggi rappresentati: da Susanna e i vecchioni si passa in sequenza a particolari tratti dai quadri, realizzati in anni diversi, nei quali domina il personaggio di Giuditta e quello della sua ancella nell’atto di tagliare la testa di Oloforne. Invero, da più parti, è stato ritenuto che in quest’ultime tele, Artemisia abbia inteso rappresentare in modo catartico la vendetta e la punizione inflitta dalla donna sull’uomo che le ha inferto la violenza.
A tale iniziativa prendono parte, oltre a Pamela Villoresi, alcuni componenti la Compagnia Teatrale Attori & Convenuti di Firenze: Grazia Doni, Enrico Marrapese e Gaetano Pacchi.
Racconta Gaetano Pacchi: “Quello con Artemisia Gentileschi è stato per me un incontro ‘fulminante’. Tutto si iniziò nell’estate del 2014 quando Marina Calderone, Presidente del Comitato Unitario delle Professioni, mi propose di pensare a un evento da presentare in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che quell’Associazione avrebbe organizzato a Roma nel mese di novembre di quell’anno. Da tempo stavo studiando la figura di Artemisia, avevo letto gli atti del processo e le versioni romanzate (ma affascinanti e suggestive) della sua vita. La richiesta non mi trovò, dunque, impreparato. Al contrario. Così, carico di entusiasmo mi misi all’opera, immediatamente, germogliò l’idea drammaturgica e in pochi giorni organizzai e montai attorno a quella tutto il materiale che avevo selezionato. Lavorai con foga, convivendo con Artemisia ogni momento della giornata, come se l’avessi conosciuta da sempre; come se fossi stato un suo amico, condivisi con lei il dolore per la violenza subita; come se fossi stato il suo avvocato, trepidai con lei nell’affrontare la tensione e il dramma del processo.
Scelsi senza esitazioni Pamela Villoresi perché ritenni che solo la sua intensità interpretativa avrebbe potuto dare cuore e voce ad Artemisia. E così è stato.
Ora, si presenta l’occasione di offrire a Firenze questa emozione. Unica, irripetibile.”
Ingresso libero