Ma prima di tutto la vita cerca il suo corpo.
Marìa Zambrano, Los bienaventurados
Tutto quel che è vuoto, il vacuum lucreziano, il deserto, una fossa, una stanza, una carcassa, uno scatolino, è una parte del grande mistero, significa attesa di qualcuno o presenza occulta.
a cura di Guido Ceronetti, Cantico dei Cantici
Cantico dei Cantici è la nuova produzione della Compagnia Virgilio Sieni.
La coreografia si articola attraverso otto momenti in una proliferazione continua del gesto, che tende a creare uno spazio scheggiato dove la danza perduta di uomini e donne stravolge i corpi, che insieme tendono a costruire la fisicità di un luogo primordiale e primitivo.
Note di regia
“Tutto si origina dal libro conosciuto come Cantico di Salomone, il più sublime tra i cantici, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., poemi mesopotamici. Qualcosa accade in una pianura d’oro, tavola dove si svolge l’azione. Corpi che si definiscono attraverso il bagliore della luce che sempre si muove tra notturno e penombra. Tutto si articola attraverso otto momenti: idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tattilità. Nel silenzio tagliente, vacuum lucreziano. La proliferazione continua del gesto tende a creare uno spazio scheggiato dove la danza perduta di uomini e donne, stravolge i corpi che insieme tendono a costruire la fisicità di un luogo primordiale e primitivo. Si odora di origine. Una canzone a due voci che risuona in tutti i corpi. Piacere, dolcezza e tormento dei gesti. S’intravede nella penombra un pascolo odoroso di corpi. Otto momenti che indagano, se è possibile, e se così si può dire, il vuoto sacrale che non nega niente e annuncia qualcosa con le sue membra.”
Virgilio Sieni