FILUMENA MARTURANO

13 Dic 2016 - 22 Dic 2016
Mariangela D'Abbraccio e Geppy Gleijeses
di Eduardo De Filippo
con Nunzia Schiano e Mimmo Mignemi
e con Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Fabio Pappacena, Eduardo Scarpetta, Gregorio Maria De Paola, Agostino Pannone
scene e costumi Raimonda Gaetani
assistente alla regia Marina Bianchi
musiche originali Theo Teardo
luci Luigi Ascione
regia Liliana Cavani
produzione Gitiesse Artisti Riuniti
in coproduzione con Festival dei 2 Mondi
con il sostegno Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi
Orari 20.45, domenica 15.45
Riposo lunedì 19
Lo spettacolo ha una durata di un'ora e 50 minuti, atto unico.
Prezzi Intero
Platea 34€ - Palco 26€ - Galleria 18€

Ridotto OVER 60
Platea 30€ - Palco 22€ - Galleria 16€

Ridotto UNDER 26
Platea 22€ - Palco 17€ - Galleria 13€

Ridotto Soci Unicoop Firenze
Platea 26€ - Palco 19€ - Galleria 14€
Quando:
13/12/2016 - 20:45–22:15
2016-12-13T20:45:00+01:00
2016-12-13T22:15:00+01:00

Nella figura di Filumena Marturano, che rifiuta di rivelare all’amante quale dei tre figli da lei messi al mondo sia suo, De Filippo dichiarava di aver inteso rappresentare un’allegoria dell’Italia lacerata e in larga misura depauperata anche moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto.

Liliana Cavani dirige Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses nel dramma che ha un ruolo centrale nella produzione eduardiana, collocandosi tra i primi testi di quella ‘Cantata dei giorni dispari’ che raccoglie le opere più complesse e problematiche in cui si riversano i drammi, le ansie e le speranze di un Paese e di un popolo sconvolti dalla guerra

Una produzione Gitiesse Artisti Riuniti.

Trama

Filumena Marturano – forse la commedia italiana del dopoguerra più conosciuta e rappresentata all’estero – ha un ruolo centrale nella produzione di Eduardo De Filippo, collocandosi tra i primi testi di quella Cantata dei giorni dispari che, a partire da Napoli milionaria!, raccoglie le opere più complesse e problematiche in cui si riversano i drammi, le ansie e le speranze di un Paese e di un popolo sconvolti dalla guerra.

Domenico è furente perché Filumena, una ex prostituta che da anni vive con lui come la più paziente e sottomessa delle mogli, è riuscita a strappargli un matrimonio, facendogli credere che era in punto di morte. Poi, dopo quelle nozze in articulo mortis, era balzata dal letto, guaritissima e ferocemente soddisfatta di aver ripreso il suo posto legittimo nella casa che per tanti anni aveva contribuito a far prosperare. A quello stratagemma estremo s’era risolta perché, dopo mille avventure da lei sopportate in silenzio, il suo uomo voleva ora darle il benservito, per sposare una ragazza di vent’anni. E non era tutto, perché con una sorprendente rivelazione aveva raccontato di avere tre figli segreti, già grandi, e per giunta cresciuti a balia grazie ai denari rubati a Soriano. Questi va su tutte le furie, dichiara che il matrimonio gli è stato carpito con l’inganno e ne ottiene l’annullamento. Allora l’indomabile Filumena ripiega su un altro più sottile espediente: uno dei tre giovanotti è figlio di Domenico.

Nel dramma di Filumena, che rifiuta di rivelare all’amante quale dei tre figli da lei messi al mondo sia suo, De Filippo dichiarava di aver inteso rappresentare un’allegoria dell’Italia lacerata e in larga misura depauperata anche moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto.

Note di regia

Filumena lascia la casa, la sua casa, portandosi via il segreto. Domenico, attanagliato dalla più angosciosa curiosità, la supplica di rivelargli la verità; ma intanto riscopre tutte le qualità umane di quella donna. E per non lasciarsi sfuggire il figlio, acconsente a liberarsi della fidanzata, a sposare – questa volta davvero – Filumena e a prendersi in casa i tre giovani. Ma nemmeno diventata moglie Filumena svelerà il segreto. Madre di tutti e tre, non accetterà che uno di loro goda di qualche privilegio. Così, alla fine, Domenico li accetterà tutti serenamente, ripetendo le parole di lei: «’E figlie so’ ffiglie… E so’ tutte eguale… Hai ragione Filume’, hai ragione tu!»”.

Liliana Cavani