Gabriele Lavia, dopo i Sei personaggi in cerca d’autore e L’uomo dal fiore in bocca… e non solo, chiude la sua personale trilogia pirandelliana con I giganti della montagna, l’ultimo dei miti, testamento artistico di Luigi Pirandello, punto più alto e sintesi della sua poetica.
Una compagnia di teatranti guidata dalla contessa Ilse arriva alla villa detta La Scalogna dove vive uno “strano” mago che dà loro rifugio.
Alla fine del II atto scrive le ultime cinque parole della sua vita e di tutto il Teatro delle maschere nude: “Io ho paura, ho paura…”.
Note di regia
Cotrone, il mago, dice di essersi fatto “turco” per il “fallimento della poesia della cristianità”. Chi è questo “strano” mago, mezzo vestito da turco, che vive nel “fallimento”, nella “caduta” del mondo, ai margini della vita e ai confini del sogno? È Luigi Pirandello, agrigentino e nato, per un’epidemia di colera da cui fuggire, in un “luogo a parte” chiamato Caos, parola greca che vuol dire “spalancato, disordinato”. Il contrario è Kósmos, “ordinato, abbellito”, da cui “cosmetico”. E il Teatro di Pirandello, certo, non è “cosmetico”.
Gabriele Lavia
INCONTRO CON IL PUBBLICO
Giovedì 31 ottobre | ore 18
Teatro della Pergola
Gabriele Lavia e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordina Matteo Brighenti.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti