Un paese di poche migliaia di abitanti, nell’entroterra siciliano. Un freddo mattino d’inverno. La luce d’un pallido sole riflessa sull’asfalto bagnato. Una piazza. Un autobus – il motore già acceso – che s’appresta a partire. Gli ultimi passeggeri s’affrettano a salire, mentre gli altri aspettano fiduciosi la partenza dell’autobus, dietro i finestrini appannati. Un uomo, vestito di scuro, s’avvicina, di corsa. Posa il piede sinistro sul predellino dell’autobus, sta per rivolgersi all’autista. All’improvviso, un bagliore, seguito da un rumore sordo: l’uomo rimane quasi sospeso, per qualche istante, prima di afflosciarsi sull’asfalto. Morto.
Il giorno della civetta racconta la storia dell’inchiesta condotta, a partire da questo omicidio, dal capitano dei carabinieri Bellodi, appena arrivato in Sicilia, dalla lontana Parma, all’inizio degli anni ’60. Il progetto di uno spettacolo tratto da “Il giorno della civetta” nasce da un grande amore per l’opera di Leonardo Sciascia, autore tra i più affascinanti e “scomodi” del Novecento.
Ciò che colpisce, al di là della narrazione sempre avvincente, del complesso gioco di rapporti, nel contesto di una Sicilia dove il “non detto” diventa più importante di ciò che si dice, è una grande, superiore, talvolta impenetrabile intelligenza. Come se Sciascia, attraverso un gusto per la scrittura di voltairiana memoria, si divertisse a scoprire e poi nascondere senza essere mai volutamente esplicito, in un gioco di ombre e di luci che sembrano suggerire al lettore uno sforzo di intelligenza, continuamente suscitando dubbi, invitando a scavare nella memoria (passata e futura), collegare, rivedere, inserire in un quadro di rapporti che va al di là della forma e investe cose, persone, fatti, che sembrano scritti “domani”.
Spettacoli ore 20.45 – domenica ore 15.45