“Può davvero diventare un’ossessione il non riuscire ad avere un figlio che garantisce la continuità del casato, ma non al punto di dover morire, pur di averlo, prima del tempo. Se però la vita può lasciarcela un altro…” Così Messer Nicia, che si crede furbo, si fa coinvolgere da chi furbo è davvero in una beffa erotica dal vago sapore boccaccesco. Ma nonostante la materia leggera, La Mandragola non smentisce il Machiavelli de Il Principe: nello smascherare l’ipocrisia di autorità intoccabili come la Chiesa o la famiglia nella Firenze rinascimentale; nel dimostrare che nella conquista di qualcosa cui si tiene davvero, non importa se si tratta di una donna o di un principato, le regole del gioco sono sempre le stesse.
Gli attori provenienti da La Compagnia delle Seggiole avviano il “Progetto Mandragola” nel 2003 con l’impegno di proseguire la tradizione dell’allestimento storico che dell’opera di Machiavelli andava regolarmente in scena al Teatro dell’Oriuolo (un marchio di fabbrica di questo spazio che tanto ha dato alla Firenze teatrale), portandolo nella cornice estiva del Museo Nazionale del Bargello. Raramente si ha la possibilità di recitare dove l’autore ha vissuto: qui c’era il vecchio tribunale frequentato da Machiavelli, che venne rinchiuso proprio nelle sue carceri sotterranee quando fu incriminato per tradimento verso i Medici.
Il Teatro della Pergola ha sostenuto la Compagnia nei dieci anni successivi al debutto, che hanno visto La Mandragola sbarcare persino in Giappone nel 2009. Oggi la Fondazione Teatro della Toscana riporta al Bargello lo spettacolo in un allestimento completamente rinnovato del testo, con la regia di Claudio Spaggiari.
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