Gianrico Carofiglio sarà a Firenze, invitato dalla “Libreria dei Lettori” e dal Teatro della Pergola. Carofiglio ha da subito aderito alla campagna “Libreria Bene Comune”, lanciata in autunno dalla “Libreria dei Lettori” a sostegno delle librerie indipendenti, e ha voluto “concretizzare” il suo interesse all’argomento rendendosi disponibile a un incontro pubblico sul tema e sui suoi libri. L’autore, intervistato da Riccardo Ventrella (Teatro della Pergola) e Gennaro Capuano (Libreria dei Lettori), parlerà della presenza dei libri e delle librerie nella sua opera e dialogherà con lettrici e lettori partendo da suo ultimo romanzo La regola dell’equilibrio (Einaudi, 2104). Con il suo ultimo libro Carofiglio fa tornare in scena, dopo 4 anni, l’avvocato Guerrieri, protagonista di un caso di corruzione che vede coinvolto un magistrato, suo ex-compagno di università.
GIANRICO CAROFIGLIO: LA SUA BIOGRAFIA E I SUOI LIBRI
Gianrico Carofiglio è nato a Bari il 30 maggio del 1961, è figlio della scrittrice Enza Buono e fratello del registra, illustratore e scrittore Francesco. Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Prato, Pubblico Ministero a Foggia e in seguito ha svolto le funzioni di Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari. E’ stato consulente della Commissione parlamentare Antimafia. E poi senatore per il Partito Democratico. Cessato il periodo di attività parlamentare, richiamato in servizio al Tribunale di Benevento, non si è presentato, decadendo così dall’impiego.
Ha quindi dichiarato di essere uscito dalla magistratura sia a seguito dell’esperienza parlamentare che per correttezza, in modo da potersi dedicare a tempo pieno alla propria attività di scrittore, divenuta ormai rilevante. Il suo primo romanzo è del 2002, Testimone inconsapevole, edito da Sellerio. Con questo libro ha inaugurato il legal thriller italiano. Protagonista, l’avvocato Guido Guerrieri, che sarà presente nei successivi romanzi Ad occhi chiusi (2003) e Ragionevoli dubbi (2006) e poi Le perfezioni provvisorie (2010).
Nel 2005 con Il passato è una terra straniera, vince il premio Bancarella. Tra il 2007 e il 2014 escono: Cacciatori nelle tenebre (una graphic novel scritta con il fratello Franceso); Né qui né altrove; Il paradosso del poliziotto; Non esiste saggezza; il saggio intitolato La manomissione delle Parole; Il silenzio dell’onda (finalista al premio Strega); Il bordo vertiginoso delle cose.
Nel 2014 pubblica La casa nel bosco (di nuovo insieme al fratello Francesco) e con Einaudi il poliziesco Una mutevole verità e la nuova indagine di Guido Guerrieri La regola dell’equilibrio. I libri di Gianrico Carofiglio sono stati venduti in quasi cinque milioni di copie e tradotti in oltre venti lingue. Carofiglio ha ricevuto molti premi, in Italia e all’estero, fra cui il Bancarella 2005, il Bremen Prize e il premio Grinzane Cavour Noir.
IL SUO ULTIMO ROMANZO: LA REGOLA DELL’EQUILIBRIO
È una primavera strana, indecisa, come l’umore di Guido Guerrieri. Messo all’angolo da una vicenda personale che lo spinge a riflettere sulla propria esistenza, Guido pare chiudersi in sé stesso. Come interlocutore preferito ha il sacco da boxe che pende dal soffitto del suo soggiorno. A smuovere la situazione arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge a lui perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci comici, ad aiutarlo saranno l’amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare: se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira con una mazza da baseball.
«Quando chiudemmo il verbale e l’udienza, lo spiacevole sentore della parola calunnia aleggiava sul procedimento. Tutti sapevamo che in qualche modo sarebbe rimasto lì, e tutti sapevamo che la procura avrebbe dovuto trovare qualcosa di molto solido, se non voleva che quel fascicolo finisse nella discarica delle archiviazioni o dei proscioglimenti».