Leviedelfool in un lavoro a due contro i cliché del rapporto uomo-donna sulla scena. Con uno stile che richiama l’universo kitsch ed effimero dell’oggetto cinese a basso costo. Made in China è la feroce e febbrile ricerca di un’autenticità e l’inevitabile azione dell’umanità che ne fa irrimediabilmente carne da macello, restituendone solo una mera imitazione e un palpabile senso di vuoto.
Trama
Una cartolina dall’Olanda: saluti da Parigi! Sotto: una foto di Hong Kong.
Ecco il cortocircuito che prende vita e nella mente trasforma per qualche secondo un ombrellino cinese in un girasole in pieno stile “Van Gogh”. Due universi molto distanti, eppure vicino Hong Kong esistono fabbriche a cielo aperto interamente dedicate alla riproduzione di opere d’arte destinate al merchandising dei Musei. Tra le opere più gettonate La Gioconda di Leonardo da Vinci e Dodici girasoli in un vaso di Vincent Van Gogh.
Van Gogh, l’artista/operaio (846 tele, 1000 disegni, 821 lettere), e l’operaio/artista impiegato a Shenzhen. Da una parte il genio, la follia, il caso. Dall’altra la ricerca di un metodo infallibile per riprodurre miracoli su richiesta.
Entrambi specializzati in girasoli ma scommettendo su destini diversi.
Uno spettacolo su Van Gogh, ma soprattutto per Van Gogh.
Note di regia
“Lo spettacolo si svilupperà attraverso quadri, il cui flusso verrà interrotto da episodi a sé stanti che si esauriscono nel loro stesso compiersi. La ricerca scenica punterà a trovare delle note nuove circa il lavoro attoriale a due, cercando di contrastare quelle che sono le garanzie, ma anche i cliché, del rapporto uomo-donna sulla scena. Lo stile del tutto sarà suggerito dal titolo dello spettacolo. Richiamerà quell’universo kitsch ed effimero proprio dell’oggetto cinese a basso costo. Un lavoro attoriale a due su una drammaturgia originale fortemente condizionata dall’opera del pittore olandese.
La produzione pittorica, quella letteraria: le lettere a Theo, ma soprattutto quelle a Emile Bernard e alla sorella Wilhelmina.
Il lavoro nasce da un’attenzione meticolosa ai dettagli degli ultimi quadri, quelli dipinti durante il periodo di maggiore agitazione psicotica. Proprio da quei dettagli il testo prende vita e scorre attraverso suggestioni e richiami a quattro dipinti scelti: Autoritratto con orecchio bendato, La sedia vuota, La notte stellata, La camera di Vincent ad Arles.”
Simone Perinelli