Servir el Baile
Durante l’ultimo anno, Galván ha cercato di “servir el baile” (servire la danza) trovando altri modi di “Seguir Bailando” (continuare a danzare) finché non sarà ritornata una parvenza di normalità. Maestro de Barra (letteralmente, maestro del bancone, ma anche maestro della sbarra, riferimento chiaro alla danza) deriva dall’attenzione di Galván per la musicalità spontanea e la cultura della danza associata a caffè e bar in tutto il mondo. Mentre i teatri rimangono chiusi, ci si sente in sintonia con questo momento che stiamo vivendo.
Noto per la sua capacità di trasformare il suo corpo in uno strumento e per il suo orecchio ipersensibile, Galván dimostra la sua capacità di “sentire” l’aria degli spazi pubblici. Nei giorni di lockdown, le attività produttive hanno ridotto l’intensità e i bar sono diventati protagonisti della scena come spazi pubblici. In città i veicoli e i condizionatori fanno meno rumore. Proprio come gli uccelli con il loro trillo hanno riconquistato la città e i suoi rumori, i suoni del bar prendono il posto della musica. La recitazione del menu delle tapas, le scritte in gesso sul bancone, le urla dalla cucina, le conversazioni, i bambini che corrono in giro, i colpi sui tavoli, tutto trova un proprio ritmo.
Il corpo di Galván amplifica i ritmi interni e i riti, le pause e i silenzi, usandoli come spartito, per sottolineare che tutto ciò che si sente, può anche essere ballato. I suoni possono essere ordinati, accompagnati e compresi come una vibrazione ritmica che può essere tradotta in movimento. Israel Galván classifica così i bar come scuole di arte flamenca. In realtà, i “bailaores” del flamenco hanno imparato tanto nei bar quanto nelle accademie di danza. Molti bar a Siviglia mostrano un cartello che dice: “se prohibe el cante”, un avviso agli avventori, ma che in questo caso può anche interpretarsi nel senso che è il bar stesso che canta. L’intero bar diventa, come per miracolo, teatro, teatro flamenco.
Uno dei più importanti artisti di flamenco al mondo, Israel Galván è stato descritto da The Evening Standard come “colui che è riuscito nell’impresa quasi impossibile di incarnare il “duende” o demone del flamenco, evitando i cliché”. La sua danza frenetica e alimentata dalla passione divora il palcoscenico ovunque si esibisca e ha reinventato il flamenco per le nuove generazioni. Galván è capace di sorprendere ogni volta e di spingersi oltre i limiti sia quando è da solo in scena, che nelle collaborazioni con artisti così diversi come i maestri di flamenco Enrique Morente e Mauel Soler, il coreografo contemporaneo Akram Kahn e il grande jazzista Pat Metheny. Galván è anche protagonista di un episodio della docuserie di Netflix sulla danza intitolata Move.