PRIMA NAZIONALE
I Nuovi fanno rivivere al Teatro Niccolini di Firenze Mandragola di Niccolò Machiavelli per la regia di Marco Baliani. La compagnia dei neodiplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’, che ha in gestione la sala di via Ricasoli, si presenta per la prima volta al pubblico con il capolavoro teatrale del ’500, beffa erotica dal sapore boccaccesco, tanto lieve quanto complessa.
Una comicità amara e spietata poiché, se lo scopo dell’agire politico ha una ‘intenzione alta’, i personaggi della Mandragola usano tutte le loro migliori energie e virtù per uno scopo greve e volgare: il soddisfacimento dell’amore sensuale e l’interesse economico.
Note di regia
“Quando Machiavelli scrive la Mandragola è già stato estromesso da qualsiasi carica istituzionale nel governo della città di Firenze. È relegato in una specie di esilio forzato, nelle sue campagne. Mastica amaro, la pienezza di vita politica sperimentata in gran parte della sua vita è ormai alle spalle e sente che mai più tornerà. Si dedica a una commedia umana che presenta a inizio del testo come un «divertimento» scusabile, dato che «s’ingegna con questi van pensieri a fare el suo tristo tempo più suave» .
Se ho deciso di mettere in scena quest’opera è perché sento che anche il nostro è un «tempo triste» e allora forse occorre cercare di essere più leggeri, secondo la lezione di Calvino, per non farsi schiacciare dal peso della pochezza politica, del vuoto pauroso di pensiero e di parole che stiamo vivendo.
Ma naturalmente, per forza di cose, quando mette mano alla Mandragola Machiavelli non riesce a fare a meno di mettere il dito nella piaga, proprio non ce la fa a starsene zitto, è un intellettuale vero del suo tempo, ed ecco allora che la commedia si fa specchio spietato del reale, i personaggi che vi agiscono sono prototipi, archetipi, di quelli che saranno poi i contenuti del Principe che l’autore va scrivendo su per giù nello tesso periodo.
Una commedia scura, nera, che non lascia spazio a illusioni.
Gli esseri umani sono spinti ad agire da impulsi passionali, sono mossi dal desiderio di veder realizzati ad ogni costo i propri desideri e voglie, e vorrebbero ottenerli con qualsiasi mezzo , senza essere toccati dalla legge, senza dover subire contraccolpi.
In questa dark comedy nessuno è innocente, gli esseri umani vengono mostrati, nelle tipologie dei diversi personaggi, come emblemi delle passioni che governano l’umanità, quelle passioni che un buon «Principe» dovrebbe imparare a conoscere e saper dirigere a buon fine.
Non c’è una morale né un giudizio da parte di Machiavelli, il suo è un occhio spietato che dice come sono fatti gli uomini e da cosa sono mossi.
È uno spettacolo in continuo fibrillante movimento, come se il turbine delle passioni che governano gli animi dei personaggi si esplicitasse in una frenesia di corpi in perenne agitazione, un coro di corpi narranti,che sarà un’eco sonoro e visivo di quel che accade psichicamente ai personaggi, ombre scure che si muovono nella cornice scenica di Carlo Sala, che rimanda alle atmosfere e ai colori dell’epoca dei Borgia, uno spazio pronto agli inganni e ai tradimenti.
Anche linguaggio di Machiavelli sarà in parte «tradito», come sempre accade quando l’arte commette l’arbitrio di una traduzione, le parole dovranno avere la stessa forza di quelle originali ma dovranno parlare alle nostre orecchie disincantate, dovranno essere «materiche» e quindi mai filologicamente «rispettose». La Mandragola è un testo scandaloso, molto più incisivo e duro, pur nell’ ilarità e comicità dell’impianto, di tanti testi goldoniani. Fassbinder riuscì a riscrivere scenicamente La bottega del caffè individuando la zona «oscura» che abitava il testo goldoniano. Qualcosa di simile accadrà con la Mandragola.
La radice della pianta è ammantata di leggende nefaste, di virtù alchemiche e di sanatorie fitoterapiche.
Così sarà anche lo spettacolo”.
Marco Baliani