(banlieue)
Fabrizio Bentivoglio diretto da Michele Placido in uno spettacolo scritto da Stefano Massini.
L’ora di ricevimento affronta con sguardo profondo e acuto le contraddizioni, i conflitti, le ingiustizie e le complessità dei nostri tempi.
Il professor Ardeche non prova entusiasmo davanti a 26 alunni che lo osservano curiosi, piuttosto disincanto e cinismo. Non è una classe facile, infatti, la sua: proprio a lui, lucido polemista, appassionato di letteratura di pregio, di Rabelais e Voltaire, è toccata la scuola della banlieue di Les Izards, la più dura periferia multietnica di Tolosa.
Attraverso l’ora di ricevimento del giovedì, in brevi colloqui con madri, padri, fratelli, sorelle, assistenti sociali e improbabili affidatari, si scoprono le vite, i volti dei giovanissimi allievi, le loro paure e desideri, i loro piccoli incidenti scolastici, il dramma dell’esclusione sociale, ancor più tangibile fuori da questo luogo, la scuola, che sembra essere l’unica trincea contro ogni forma di degrado.
Una produzione Teatro Stabile dell’Umbria.
Trama
Il Primobanco, il Fuggipresto, Panorama, Raffreddore… e poi il Falsario, il Rassegnato, l’Invisibile, la Campionessa, il Missionario, il Cartoon, l’Adulto… non ci sono segreti per un professore di trentennale esperienza: gli bastano pochi istanti, per cogliere il carattere d’un alunno e sintetizzarlo in un nomignolo che gli calza a pennello. Il professor Ardeche, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, ha già classificato la sua nuova classe, la Sesta nella sezione C.
Inizia così L’ora di ricevimento di Stefano Massini, regia di Michele Placido, con Fabrizio Bentivoglio nel ruolo del protagonista, il professor Ardeche.
Nel crogiolo di razze e culture che è la sua classe in una scuola della banlieue di Les Izards, Ardeche si rende ben conto che il trionfo per lui sarà il condurre ognuno di quegli allievi alla conclusione del corso scolastico, fra successi, cadute e compromessi. Per riuscirci, riceve ogni settimana per un’ora i genitori degli studenti. E attraverso una successione di momenti tratti da queste ore di ricevimento, attraverso scontri e incontri con i genitori, ammantati loro per primi di insicurezze, rigidità e complessi fardelli socio-culturali, la platea immaginerà uno per uno gli allievi (che in scena non appaiono mai, sebbene siano i veri protagonisti) e ne seguirà il percorso.
Sullo sfondo, dietro una grande vetrata, un grande albero da frutto sembra assistere impassibile all’avvicendarsi dei personaggi, al dramma dell’esclusione sociale, ai piccoli incidenti scolastici di questi giovani apprendisti della vita. E il ciclo naturale della perdita delle foglie e della successiva fioritura accompagna lo svolgersi di ogni anno scolastico, suonando quasi come un paradosso davanti a quel mondo, esterno alla scuola, che di anno in anno è sempre più diverso.
Note di regia
“I testi dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini ben raccontano l’evoluzione del tessuto sociale non solo italiano, ma europeo. Per questo, dopo l’avventura di 7 minuti, che con lo stesso Massini ho adattato per farne un’opera cinematografica, ho accettato con entusiasmo la proposta del Teatro Stabile dell’Umbria di essere regista a teatro di un altro lavoro di Massini, L’ora di ricevimento. Leggendo il testo, ho capito subito che tra il precedente 7 minuti e L’ora di ricevimento c’è un lavoro di continuità sui grandi cambiamenti che stanno accadendo nella storia sociale europea, cambiamenti che ci riguardano tutti”.
Michele Placido