PRIMA NAZIONALE
La vita, il carattere libertario, creativo di Alexandros Panagulis e la sua lotta impari contro la dittatura dei colonnelli nella Grecia degli anni Settanta.
Giancarlo Cauteruccio dirige Prigionia di Alekos di Sergio Casesi, il vincitore del Premio Pergola per la nuova drammaturgia. Con Fulvio Cauteruccio e Roberto Visconti.
Nel libro Un Uomo Oriana Fallaci dimostra che la libertà di un solo individuo può davvero inceppare il sistema, far saltare le certezze di un regime totalitario, smascherare e forse superare, le miserie proprie degli uomini indispensabili ad ogni regime. È questa volontà dell’immaginazione che Prigionia di Alekos vuole inscenare, lo spazio della fantasia, del sogno e della speranza di Alexandros Panagulis. L’Eros della creazione è sempre eversivo, libertario, rivoluzionario. Questo è anche il desiderio profondo di questo testo.
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Note dell’autore
“Molte domande si incrociano oggi sul teatro, sul ruolo sperduto del drammaturgo, sullo scrivere. E molte domande sul ruolo politico del teatro, sulla sua mancata centralità. Sembra indebolirsi l’idea di teatro come luogo della coscienza, della riflessione. Come luogo della parola, del gesto, dell’incontro e della coscienza.
Prigionia di Alekos tenta di porsi nel punto di intersezione di queste domande, e lo fa attraversando il mito moderno di Alexandros Panagulis, nuovo prometeo, come descritto da Oriana Fallaci in Un Uomo. Il racconto di colui che sconfisse la dittatura dei colonnelli con la poesia e la creatività ci permette di indagare i valori profondi dell’esistenza umana, i fondamentali della vita, elevando la libertà individuale a spazio politico condiviso, a pensiero etico e spirituale. In Prigionia di Alekos l’immaginario di Panagulis viene messo in scena prendendo il sopravvento sulla realtà che pure c’è e si fa sentire attraverso la tortura, la privazione, l’incubo e l’umiliazione.
Avranno così spazio Dalì, uomo/scarafaggio e amico fidato, un indovino cieco, un moderno Tiresia stanco e deluso e poi i carcerieri fino a Caronte per la catabasi dell’eroe. Ma Prigionia di Alekos cerca anche di portare avanti il discorso della scrittura per il teatro. La lingua del teatro è cresciuta moltissimo nel secolo scorso e tocca ai drammaturghi di oggi porsi la domanda di come raccogliere tutte le esperienze, anche lontanissime fra loro, e comporre un nuovo vocabolario per la scena. È una responsabilità che non si può evitare.
In un certo senso l’esperienza di Panagulis deve essere riportata dal piano etico e politico anche all’aspetto tecnico, artigianale, della scrittura. Dobbiamo credere ad un nuovo teatro possibile. A un nuovo teatro classico. E dobbiamo volere un nuovo ruolo sociale per i drammaturghi come per tutti gli artisti veri e i filosofi. È necessario ridare alla nostra civiltà un teatro vivo, vero, scritto, su cui riflettere e confrontarsi, che sappia comunicare con il pubblico con una lingua nuova ma perfettamente conosciuta”.
Sergio Casesi
Il Premio Pergola per la nuova drammaturgia, promosso dalla Fondazione Teatro della Toscana, si proponeva di selezionare un lavoro originale tra tutte le forme della scrittura per il palcoscenico; l’opera doveva essere in lingua italiana o in dialetto, mai rappresentata in pubblico e mai edita, e ispirarsi al tema ‘L’eroe’, con l’obiettivo per gli aspiranti al riconoscimento di riflettere e indagare sulla storia e i percorsi di eroi letterari e supereroi di ieri e di oggi.
Sergio Casesi ha vinto con Prigionia di Alekos “per la sua evidente teatralità e per come ricollega il passato (recente) della Grecia agli altrettanto, sebbene diversamente, drammatici giorni nostri”, come si legge nelle motivazioni della giuria presieduta da Franco Cordelli, critico teatrale del Corriere della Sera, e composta da Anna Giuseppina Lufrano, Silvestro Pontani, Enzo Sallustro, Maria Pia Tosti Croce, Alessio Vaccari.