La tempesta, ultimo capolavoro di William Shakespeare, è un congegno teatrale prodigioso, in cui s’incrociano temi che prefigurano l’orizzonte della modernità: lo sguardo occidentale a confronto con quello dell’altro, l’incantesimo della mente e il potere come complotto e usurpazione, il mistero della giovinezza e l’incombere della fine.
Roberto Andò legge il testo attraverso il fluire, grandioso e imprevedibile, della mente di Prospero, interpretato da Renato Carpentieri, un attore giunto a quel magistero essenziale e profondo che appartiene solo ai grandi interpreti.
Note di regia
Nel capolavoro di Shakespeare, apparentemente, tutto sembra destinato alla conciliazione, non a caso si tratta di una favola. Eppure, anche nella Tempesta domina il tono della retrospezione, ma l’autore vi trasfonde uno spirito nuovo, di pietosa serenità, e la fa coincidere con la metamorfosi degli esseri umani che vi sono rappresentati. È il ritorno del romance e della parabola. Ci sono le crepe e le fessure di cui parlava Adorno a proposito dell’ultimo Beethoven, ma il paesaggio in sfacelo diviene occasione di salvezza e di rigenerazione.
Roberto Andò