Il percorso museale

Un viaggio unico al mondo nei misteri della scena all’interno di uno dei teatri più antichi ancora in attività: questo è il percorso museale della Pergola. Un itinerario che svela non solo la storia di un edificio ma dell’arte teatrale stessa. Partendo dagli ambienti dell’antica città ottocentesca, che dava non solo da lavorare ma anche alloggio a gran parte delle sue maestranze, attraversa luoghi oggiAggiungi un appuntamento per oggi in disuso, adoperati come sale espositive: il fascino dell’abbandono apparente illumina meravigliosamente spazi di conoscenza con la luce dell’illusione tipicamente teatrale. Si risale poi verso gli ambienti più tradizionali, per vedere come ogni alla Pergola si fa il Teatro.

IL VICOLO DELLE CARROZZE

L’antica strada che lambiva il Teatro, anche l’accesso per le carrozze. Il selciato è quello originale di fine Settecento. Sul lato destro, nelle nicchie, gli ultimi resti delle botteghe che producevano e vendevano costumi, acconciature e accessori per il Teatro.

IL POZZO

Da qui si traeva acqua per i tintori e per l’antincendio. Nella sala anche un orcio che veniva usato per prevenire gli incendi, e una pompa carrellata con lo stesso uso. La stufa in coccio proviene dalla casa usata dall’impresario Alessandro Lanari per soggiornare a Firenze, in Borgo degli Albizi.

IL TELEFONO

Questo meccanismo di comunicazione a tubo acustico metteva in contatto il palcoscenico con la graticcia, ovvero il soffitto. Fu installato da Antonio Meucci, inventore del telefono, durante la sua permanenza alla Pergola come macchinista. Pur non avendo alcuna parte o
componente elettrica, è tradizionalmente considerato un antenato del telefono al quale Meucci avrebbe poi lavorato negli Stati Uniti. Era destinato a risolvere un problema molto grave, l’impossibilità per i macchinisti di sentirsi a causa del frastuono soprattutto durante gli spettacoli musicali.

LA STANZA DEI NOMI

Uno degli spogliatoi dei macchinisti, che lasciavano le loro cose appese ai chiodi e prendevano la veste caratteristica detta pacchero. I nomi e disegni risalgono alla prima metà del Novecento. Nella stanza le affascinanti macchine dei rumori, ricostruite sulla base di pezzi e disegni originali dell’Ottocento. Producevano effetti sonori che rimangono affascinanti ancora oggi, in piena era elettronica.

LA SALITA DEI CAVALLI

Lo spazio tecnico più antico conosciuto in Teatro. Risale al 1713 ed era in origine una scala usata per far accedere al palcoscenico i cavalli destinati agli spettacoli equestri. Fu poi trasformata in rampa per carri, e l’ingresso di materiali e scenografie. Da notare sopra la finestra a destra una delle caratteristiche targhe segnaletiche in marmo per maestranze e artisti usate dalla metà dell’Ottocento

IL PALCOSCENICO E LA SALA

Con i suoi 22 metri di profondità per 15 di larghezza e 18 di altezza è uno dei più grandi tra i palcoscenici che in Italia ospitano la prosa. Ha un inclinazione del 5% per consentire una migliore visibilità agli spettatori della platea. La forma della sala a ferro di cavallo è sostanzialmente la stessa dal momento dell’inaugurazione, ed è una delle particolarità della Pergola. Gli ordini di palchi erano cinque, poi ridotti a tre per fare spazio alla galleria.

IL PRIMO CAMERINO

Costruito nel 1906 per Eleonora Duse in occasione della rappresentazione di Rosmersholm di Ibsen. Leggenda vuole che la Duse chiedesse un camerino accanto al palcoscenico (gli altri erano e sono tutti al piano superiore) per non essere vista da occhi profani prima di raggiungere la scena. Da allora ha ospitato tutte le maggiori stelle del firmamento della scena.

IL SALONCINO E LA SALA ORO

Costruito nel 1801 come salone da musica e da feste. Stucchi e decorazioni sono quelli originali, ripristinati nel 2000 dopo un lungo periodo di abbandono. La Sala Oro, con il suo prezioso pavimento a mosaico veneziano funge da foyer. Lo stemma degli Immobili segna il punto nel quale si apriva la porta che dava accesso ai locali dell’Accademia.

IL FOYER

Disegnato nel 1855 dall’architetto Baccani nel corso dell’ultima grande ristrutturazione, la stessa che sistemò anche l’atrio d’ingresso e la grande vetrata di comunicazione. Le colonne sono rivestite di una preziosa marmoridea, un impasto di gesso, acqua e soluzione di allume o borace poi colorato

LA SALA DELLA MACCHINA

Il sottoplatea ospita la grande macchina di sollevamento del pavimento costruita nel 1857 dal macchinista Cesare Canovetti per ottenere un piano unico col palcoscenico da utilizzare durante le grandi feste da ballo. Funzionava grazie ad un ingegnoso sistema di moltiplicazione della forza basato su ruote di diametro diverso. Il vano sottoplatea è anche la grande cassa armonica del teatro, che ne migliora l’acustica, e qui sono stati raccolti alcuni degli oggetti che fanno parte della sua storia, dallo sgabello di Giuseppe Verdi al vecchio quadro elettrico installato nel 1914, dal primo proiettore del 1900 alle macchine da ufficio, fino agli oggetti di scena del grande regista d’avanguardia Kantor.