Il Teatro della Pergola è stato al centro di molti romanzi e racconti, soprattutto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, per il grande potere di fascinazione che l’edificio esercitava sugli scrittori. Ecco due celebri esempi.
Giovanni Verga, Eva, 1873
Si chiamava Eva, o almeno si faceva chiamare così, e quel nome era forse un epigramma. Tutti conoscevano la sua vita un po’ più in là del palcoscenico della Pergola, e, forse meglio di tutti, le dame del gran mondo che parlavano di lei celandosi dietro il ventaglio. Nessuno ne sapeva più di un altro. Era l’apparizione di un astro in mezzo alla splendida società fiorentina, una febbre di giovanotto fatta donna…
La rividi anche mascherata ad un veglione della Pergola. La folla si apriva sussurrante davanti a lei, e sguardi bramosi l’accompagnavano come se indovinassero la sua bellezza soltanto a quello stivalino arcuato e a tacchi alti che si posava da padrone sul tappeto. Io l’avevo vista un momento a viso scoperto, mentre discendeva da una carrozza di cui i fanali scintillavano come due stelle, sollevando arditamente la veste sul marciapiede con quella altera civetteria che non si cura dello sguardo indiscreto, o gli getta come una limosina l’onda vaporosa della battista e il lucido riflesso dello stivalino. La rividi in mezzo alla folla, accompagnata da un elegante trovatore che le dava il braccio, e seguita sempre da vicino o da lontano da un arlecchino, con tanta insistenza che tutti la notavano…
M’aggiravo a casaccio fra le maschere, ora spingendo, ora spinto, allorché sentii tirarmi per le falde dell’abito. Era di nuovo l’arlecchino, colla stessa aria d’imbecille. Egli mi disse:
«Vuoi venire con me?»
«Dove?»
«In palco.»
«Andiamo pure», risposi, curioso di sapere chi fosse.
Egli prese il mio braccio, mi fece salire al terz’ordine, e aprì un palco…
Carolina Invernizio, Il bacio di una morta, 1889
Uno dei più celebri feuilleton di fine secolo, un libro vendutissimo. In questa scena il protagonista, Guido Rambaldi, si reca alla Pergola dove incontra la peccaminosa ballerina Nara che sarà la sua rovina.
Però, baciata di nuovo la moglie, salì in una vettura che lo condusse alla Pergola, nel momento appunto che il primo atto dell’opera Don Sebastiano era finito. Invece di recarsi nel suo palco, Guido andò in un palco del proscenio, dove gli amici lo accolsero con gioia.
Sei venuto un po’ in ritardo – dissero.
Sempre in tempo per il ballo, – rispose Guido ridendo.
Ah ! Desideri ancora ammirare questa nuova stella della danza di cui tutti parlano e che nessuno ha potuto ancor vedere? Figurati che il visconte di Barga ha promesso all’impresario una somma considerevole, se gli lasciava mettere piede sulla scena, durante le prove!
Ebbene?
Niente, caro mio: mistero completo.
Zitto ! Si alza il sipario: siamo al secondo atto dell’opera; fortuna che dopo ci sarà subito il ballo del resto c’è da morire,… dal desiderio.
Guido sorrideva ascoltando quei discorsi ed intanto il suo sguardo distratto si portava sul teatro, che quella sera era pieno. Quell’aria calda, molle, voluttuosa, la vista delle belle testoline che primeggiavano nei palchetti, la musica deliziosa, lo gettava suo malgrado in una specie di ebbrezza. Intorno a lui vedeva una moltitudine di visi femminili, che sorridevano, ondeggiavano, si abbassavano, accendendo ai fuochi della lumiera la scintilla provocatrice dei loro sguardi: tutto brillava in quel quadro: tutto pareva splendere, rifulgere, sorridere…
(edizione Einaudi, 2008, p.165)