personaggi illustri

Alfonso Spadoni

(1931/1993)Per trentadue anni, fino alla prematura scomparsa, ha retto le sorti della Pergola. Arrivato a Firenze da Reggio Emilia in giovane età trovò un teatro ormai al collasso, privo di pubblico e prossimo alla chiusura, che in breve tempo rivitalizzò. Manager geniale e pieno di inventiva, ha fatto scuola con le sue tante idee, dall’invenzione dell’ETI 21 per il pubblico giovane ai particolari manifesti con i lapidari messaggi. Carismatico e poco incline alle sudditanze di qualsiasi tipo, trattò da pari a pari con tutti i grandi del palcoscenico. Inventò la scuola di Eduardo e contribuì a realizzare la Bottega di Gassman.

Eduardo De Filippo

(1900/1984) Tra il grande Eduardo e la Pergola a partire dagli anni Sessanta si apre una relazione profonda, generata in gran parte dal rapporto con il direttore dell’epoca Alfonso Spadoni. Alcune opere di Eduardo debuttano alla Pergola (tra queste nel 1973 Gli esami non finiscono mai) e nel 1980, proprio grazie all’interessamento di Spadoni e del Comune, inizia l’esperienza di una scuola di drammaturgia che dura per una stagione e produce anche una commedia, Simpatia. Per poter scrivere, Eduardo che vedeva ormai poco o nulla, si fece costruire adattare un tavolino (ancora oggi conservato) con l’apertura di un buco dove far passare la lampada nel punto esatto dove il Maestro teneva il foglio.

Edward Gordon Craig

(1872/1966) Pioniere della regia teatrale. Figlio della grande attrice shakespeariana Ellen Terry si avvicinò al teatro come scenografo. Decisiva fu la relazione sentimentale con la grande danzatrice Isadora Duncan che lo portò a viaggiare per tutta Europa e ad elaborare le sue teorie sulla messinscena antinaturalistica e sul corpo dell’attore asservito alla mente. Alla Pergola realizzò l’inquietante ed espressionistica scenografia di Rosmersholm per Eleonora Duse, con la quale ebbe numerosi scontri. Si narra che la Duncan, che fungeva da interprete tra i due, nelle traduzioni attenuasse le rispettive espressioni di durezza per calmare gli animi. Craig lavorò per molto tempo a Firenze nel luogo dove oggi sorge il Cinema Goldoni (purtroppo chiuso), in via de’Serragli.

Eleonora Duse

(1858/1924) La Divina fece numerose apparizioni alla Pergola: del resto per qualche tempo della loro tormentata relazione i due abitarono vicinissimi, a Settignano. Il nome della Duse alla Pergola, oltre alle molte rappresentazioni, è legato al famoso Rosmersholm di Ibsen del 1906, che l’attrice volle diretto da Edward Gordon Craig, uno dei padri del teatro di regia. Il rapporto tra i due fu molto complesso, e produsse uno spettacolo discusso e controverso. Per questo allestimento fu costruito ad uso della Divina quello che diventerà poi il Primo Camerino della Pergola, primo per importanza e primo ad essere costruito a ridosso del palcoscenico. Leggenda vuole che la Duse lo avesse chiesto per non essere vista da alcuno prima di entrare in scena. Dal 1906 ad oggi ha ospitato i più grandi nomi dell’arte teatrale e musicale.

Giuseppe Verdi

(1813/1901) Il rapporto tra il Maestro di Busseto e la Pergola fu creato da Alessandro Lanari in occasione di Macbeth. A conferma della fama sinistra di questo titolo, la realizzazione dell’opera fu segnata da non poche difficoltà: qualche disaccordo col librettista Francesco Maria Piave, un certo ritardo nell’ultimazione dello spartito che il compositore giustificò all’impresario non senza imbarazzo e cantanti recalcitranti ad accettare le parti. Le cose si misero a posto solo con l’arrivo di Verdi a Firenze e l’opera andò regolarmente in scena il 14 marzo 1847. Non senza sforzo del musicista, che dovette farsi costruire dai macchinisti del teatro uno sgabello per riposare durante le prove, ancora oggi conservato nel Museo.

Gaetano Baccani

(1792/1867) Architetto, uno dei principali in Toscana, artefice della ristrutturazione interna del Duomo e dell’edificazione di Palazzo Borghese (dentro al quale vuole affreschi del Martellini pittore del sipario della Pergola) e di Palazzo Capponi in via Giusti, nonché il curioso Torrino del Giardino Torrigiani. Disegna la grande ristrutturazione della Pergola datata 1855, l’ultima di questa portata nella storia. Opera sua è il grande atrio d’ingresso monumentale, e il foyer detto anche Atrio delle Colonne, rivestite di una preziosa marmoridea. I lavori hanno un costo esorbitante, e indebitano per molti anni gli Immobili. La festa di inaugurazione fu l’ultima data alla Pergola in onore dei Lorena.

Alessandro Lanari

(1787/1852) Detto “il Napoleone degli impresari”, dominò per trent’anni la scena dell’imprenditoria nei teatri d’opera, gestendo talora anche contemporaneamente tutti i più importanti, dalla Scala al S.Carlo fino alla Pergola. Marchigiano di nascita, fu un manager di piglio modernissimo: artefice dell’ascesa di compositori come Donizetti e Bellini, ebbe uno speciale rapporto con Giuseppe Verdi, del quale portò a debuttare alla Pergola nel marzo 1847 il Macbeth. La stufa della sua casa di Borgo degli Albizi è conservata nel Museo. La sorella di Lanari gestì per anni la sartoria teatrale della Pergola nella quale lavorava Ester, futura moglie di Antonio Meucci.

Gasparo Martellini

(1785/1857) Pittore formatosi alla scuola neoclassica di Pietro Benvenuti. Attivo anche e soprattutto nella pittura di affreschi, a Firenze realizza opere per i palazzi Vivarelli Colonna e Borghese in via Ghibellina. Nel 1828 gli Immobili lo chiamano a dipingere il grande sipario raffigurante l’Incoronazione di Petrarca in Campidoglio, con il corteo che porta in trionfo il poeta laureato sulla Via Sacra. Il sipario, uno dei grandi dipinti su tessuto esistente al mondo, è ancora esistente nella sua collocazione dopo un restauro. Leggenda vuole che Martellini, visto il ritardo nei pagamenti degli Immobili, si sia ritratto come maschera piangente sul carro del Petrarca.

Antonio Meucci

(1808/1889) Inventore. Nato in via de’Serragli, fin da giovane mostrò interesse per le arti e per la tecnica. Nel 1831 secondo alcuni, nel 1833 per altri trovò lavoro come macchinista alla Pergola dopo un breve periodo di apprendistato fatto al Teatro della Quarconia (oggi Nazionale). Installò sul palcoscenico un tubo acustico ancora esistente che consentiva di parlare con la graticcia e il sottopalco: è considerato l’antenato del telefono. Lasciò la Pergola per emigrare a Cuba nel 1835, insieme a una numerosa compagnia di artisti assoldati dal Teatro Tacon. Alla Pergola conobbe la moglie Ester Mochi, che lavorava nella sartoria teatrale interna.

Antonio Vivaldi

(1678/1741) Violinista e compositore, forse il più importante del suo tempo. La Pergola fu uno dei suoi teatri preferiti per rappresentare i suoi drammi: qui il 22 giugno 1718 debuttò Scandebeg, che fu anche il primo spettacolo della Pergola aperto al pubblico pagante. Nel cast la grande soprano Francesca Cuzzoni detta la Parmigiana. Fu la volta poi di Ipermestra per il Carnevale 1727 e dell’Atenaide, rappresentata il 29 dicembre 1728 con il celebre tenore Annibale Pio Fabri e recentemente riscoperta.

Giovan Carlo de’Medici

(1611/1663) Secondogenito maschio del Granduca Cosimo II e di Maria Maddalena d’Austria, fratello del Granduca Ferdinando II. Fu nominato cardinale nel 1644. Grande amante delle arti e mecenate, protesse varie Accademie dedite soprattutto alla letteratura, alla musica e al teatro, e tra queste soprattutto l’Accademia degli Immobili. Ebbe in concessione dall’Arte della Lana il terreno sul quale sorse il Teatro, del quale supervisionò ideazione e costruzione. In seguito alla sua morte fu decisa una chiusura per lutto protratta con varie motivazioni per ventisette anni.

Ferdinando Tacca

(1619/1686) Figlio di Pietro Tacca, dopo il 1640 sostituì il padre come architetto di corte dei Granduchi di Toscana. Ebbe incarico dal cardinale Giovan Carlo de’Medici di disegnare il Teatro della Pergola. Per documentarsi fece un lungo viaggio nelle città del Nord italia, durante il quale visitò tutti gli edifici teatrali principali. Alla fine concepì il rivoluzionario disegno della Pergola, con pianta a ferro di cavallo allungato e (per la prima volta nell’architettura teatrale) i palchi.

Luca Casimiro degli Albizzi

(1664/1743) Quarto Marchese di Castelnuovo e Patrizio di Firenze, Provveditore dell’Accademia degli Immobili per dieci anni dal 1728. In età già avanzata dette prova di essere un organizzatore teatrale inventivo, bizzarro ma competente, nonché amante delle belle e giovani virtuose. Nel 1727 aprì il teatro ai frati, che affollarono in gran numero una serie di recite a loro riservate. Sfidato a duello da tal Bagnano per un fatto di ballerine, lo costrinse a battere in ritirata pieno di vergogna quantunque fosse più giovane di lui. Inizio la grande tradizione dei veglioni in maschera e vide morire l’ultimo dei Medici, Gian Gastone. Spirò lasciando sessantamila scudi di debiti perché era assai generoso e spendeva in mantener virtuose, come si malignò in città.