Prishtina 2 – 7 ottobre 2022
Arriviamo sotto la pioggia a Prishtina, la capitale del Kosovo, nel cuore dei Balcani: il paese più giovane e fragile d’Europa. È difficile scindere il pensiero su questa città dal ricordo di ciò che accadde in questa terra poco prima dell’alba del nuovo millennio.
Nel 2018 nell’incontro Fra guerra e pace organizzato dall’Università del Dialogo di Torino, nel suo intervento sulla delicata questione della differenza tra “Storia” e “Memoria” il prof. Alessandro Barbero disse: «La storia, che ha sviscerato i fatti in maniera meticolosa, ha una dimensione pubblica. La memoria, invece, è una questione intima. La memoria personale, famigliare, cittadina, la memoria storica non è una disciplina. Consiste nel modo in cui ci portiamo dentro, come singoli o come gruppi, le esperienze del passato.»
E il Kosovo è stato un palcoscenico in cui sono andate in scena le distorsioni strumentalizzate della memoria, usate come pretesto per esercitare potere. Laddove le vane glorie rispolverate del passato prendono piede, distruggono soprattutto il presente.
Quando riusciamo a fare del nostro presente il concreto momento in cui vivere, accogliamo la possibilità di aprirci alla vita. Prishtina ora è una città che fiorisce di esperienze culturali in cui il tema dell’accoglienza diventa la chiave di volta per la realizzazione di progetti che siano artistici, civili o semplicemente creativi, dove possono parlare l’io e l’altro, us – them. In un luogo in cui sono state commesse atrocità proprio contro il proprio cugino, fratello, amico, vediamo che, quando si riaffiora dalle tenebre dell’odio, può tornare a brillare la più bella umanità.
Brillare come le stelle che decorano il Grand Hotel di Prishtina, sede per il 2022 di Manifesta, la biennale nomade d’arte contemporanea fondata e diretta da Hedwig Fijen. Una cento giorni di eventi, performance, workshop e arte nata con l’idea di consentire ai cittadini di recuperare gli spazi pubblici abbandonati della città. Stelle – che contaminano anche palazzi adiacenti – con l’insegna luminosa che campeggia sopra il tetto dell’edificio a opera di Petrit Halilaj (artista kossovaro) che recita: «Kur dielli të ikë, do ta pikturojmë qiellin» ovvero «Quando il sole se ne andrà, dipingeremo il cielo». Questo ci riporta all’intenzionalità di tutte le realtà che incontreremo di concepire l’arte come strumento per abitare e costruire nuove identità.
Ad esempio, il collettivo Shtatëmbëdhjetë (17) , nato come duo, attraverso la video arte, realizza opere visivamente e intellettualmente accattivanti esplorando le prospettive sociali e psicologiche dei luoghi abbandonati (case/bar/locali) rifunzionalizzando spazi pubblici alternativi.
Ad Autostrada Hangar, a Prizren, un ex deposito della base militare tedesca della KFOR (forza militare internazionale guidata dalla NATO, responsabile di ristabilire l’ordine e la pace in Kosovo) diventa lo spazio espositivo della prima Biennale di arte contemporanea dei Balcani.
Il Dukufest (Festival di documentari e cortometraggi), come ci racconta Veton Nurkollari, viene fondato nel 2002 da banale idea di un gruppo di amici, con lo scopo di restituire alla città, alla regione, dopo la guerra, un momento di sollievo attraverso il cinema e che in vent’anni è diventato un punto di riferimento riconosciuto a livello internazionale. Nel 2010 è stato votato come uno dei 25 migliori festival internazionali di documentari e nel 2014 più di 18.000 visitatori da tutto il mondo hanno partecipato alla rassegna. «Il Kosovo – scriveva il “Guardian” nel novembre 2014 – è conosciuto più per i conflitti che per la cultura, ma in un festival cinematografico nella città più bella del paese, un momento di festa mescolato con l’arte crea un risultato sorprendente.»
Toni Capuozzo diceva che nel parlare dei Balcani non bisogna cercare il lieto fine o un messaggio edificante o un bagliore di speranza, ma solo il racconto di come l’umanità, quando non viene uccisa, sopravvive al peggio.
Noi invece, qui, ne stiamo scoprendo i colori.
Chiara Donà
Relazioni e Progetti internazionali Teatro della Toscana