Tirana 7 – 12 ottobre 2022
In un’intervista sull’edizione 2022 di Manifesta Hedwig Fijen, fondatrice e direttrice, ha detto che l’esposizione di questa 14esima edizione «si concentra sulla creazione, insieme alle comunità locali, di modelli alternativi di impegno socioculturale, urbano e artistico».
Come già abbiamo visto, il proposito traspare nella visita al Grand Hotel. Infatti, salendo di piano in piano si possono visitare le sette sezioni della mostra: On Transition, On Migration, On Water, On Capital, On Love, On Ecology, On Speculation, dove gli artisti raccontano storie sociali, politiche, economiche ed ecologiche. Queste storie sono la chiave di lettura della nostra esperienza a Tirana e in Albania, e non solo.
D’altro canto anche la 59. Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia, Il latte dei sogni, secondo l’intenzione della sua curatrice Cecilia Alemani indaga attorno al tema dei legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra. «Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?»
Dal 2007 è attiva a Tirana una piccola galleria d’arte contemporanea, ZETA Center for Contemporary Art, uno spazio espositivo senza scopo di lucro fondato da Valentina Koça. Con i suoi 150 metri quadrati al secondo piano di un edificio misto residenziale e commerciale in Abdyl Frashëri Street, nel centro della città, funziona come un luogo culturale autonomo per approcci multidisciplinari alle arti visive.
Proprio in questi giorni Zeta ospita una mostra dei finalisti del premio ARDHJE 2022 i cui temi principali sono appunto distruzione dei monumenti, criminalità ambientale e contributo alla comunità. All’ingresso ci accoglie l’opera di Sead Kazanxhiu, artista rom albanese, che ha realizzato un’istallazione di semi, stoffa e bastoncini di canna. Un’opera che affronta la micro-catastrofe ambientale della sua regione natale (la regione sudoccidentale di Fieri) da una prospettiva molto personale: il fiume Gjanica è uno dei fiumi più inquinati del Paese, diverse soluzioni sono state proposte dai residenti, ma le loro richieste sono andate a vuoto, come fossero loro stessi degli scarti da poter gettare in acqua.
«Come esprimere, almeno come artista, la propria voce?», citando Sebastião Salgado (fotoreporter umanista) che con sua moglie ha piantato, in due decenni, due milioni di piantine di vari alberi. Così Kazanxhiu sceglie semi di ciliegio – il cui intenso profumo di fioritura, potrebbe coprire con il suo profumo la sgradevolezza dell’inquinamento – con i quali compone in lingua rom un messaggio tridimensionale: “O mia terra, come sei dolce! Ti prometto che un giorno restituirò tutto ciò che ti ho preso: gli alberi, i fiori, gli animali, gli uccelli, l’acqua limpida e tutto ciò che ti appartiene, la mia terra!”. Una frase che è denuncia, ma una promessa.
Promessa di cui ci parla anche Taulant Bino, biologo, docente di Ecologia alla Polis University di Tirana, ma soprattutto presidente dell’Albanian Ornithological Society, quando ci parla Vjose-Narte.
Vjose-Narte è un’area paesaggistica protetta di quasi duecento chilometri nel sud-ovest del Paese, vicino alla città di Valona, caratterizzata dalla presenza di aree umide d’acqua dolce, canneti, boschi e spiagge, ed è considerata uno degli ecosistemi più grandi e importanti dell’intero Mediterraneo.
Adiacente a quest’area protetta è stato progettato il futuro aeroporto di Valona, che dovrebbe diventare il più importante scalo dell’Albania, attraverso il quale avverrà il collegamento diretto con gli Stati Uniti e il Canada. Taulant e tantissimi altri ambientalisti, ornitologi, ma anche sigle verdi e associazioni, da anni si battono perché quest’oasi non venga distrutta.
E noi, che ormai siamo in viaggio da quasi tre settimane, decidiamo che è dovuto un passaggio a Valona: dobbiamo vedere, toccare, annusare questo luogo che forse tra un po’ non ci sarà più. E mentre scompaiono i profili della città dai nostri finestrini, e si apre l’orizzonte del mare, una domanda ritorna ai nostri pensieri. Quale è la nostra responsabilità rispetto al pianeta che noi viviamo?
Vjose Narte è una laguna che si apre sul mare. La si può osservare dall’unica striscia di terra che costeggia l’acqua e porta poi alla pineta e al mare – il Mediterraneo, ma visto dall’altra parte. Il fondale fangoso è molto basso, questo permette alle centinaia di fenicotteri rosa che affollano il panorama di affondare appena le loro zampe sul pelo dell’acqua. Dalla sponda opposta si stendono le saline, alternate da altre piccole strade erbose che colorano l’orizzonte in un alternarsi di bianco e verde, come dei piccoli deserti che arrivano stratificandosi fino all’infinito. D’estate con le giornate di sole intenso, e il tramonto del cielo si riflette nel sale che prende il colore dei raggi e allora tutto l’orizzonte diventa allora un’unica sfumatura di crepuscolo.
Uno stormo di pellicani prende il volo dietro di noi, sembrano rivolgersi verso la terraferma, la stagione della migrazione è iniziata. Ogni tanto sul bordo della strada una piccola capanna bianca di legno mangiata dalla salsedine ci permette di osservare meglio la natura della laguna. Più di 200 specie di uccelli selvatici sono stati monitorati qui, se siamo attenti, più di qualcuna dovremmo vedere anche noi. C’è molto silenzio, l’acqua del bacino risente poco dei movimenti del mare, non c’è l’eco del frantumarsi delle onde sugli scogli. Bianchi aironi elegantemente volano sfiorando la costa. È chiaro che qui noi ora siamo gli ospiti. Come in realtà lo siamo sempre. Noi abitiamo il pianeta, non possediamo il pianeta.
Perché lo dimentichiamo?
L’ultimo giorno a Tirana incontriamo Gentian Doda, coreografo e ballerino di fama internazionale formato al Teatro Nazionale dell’Opera dell’Albania. Ci apre segretamente la sala prove della Scuola di Balletto per assistere silenziosamente alle prove del suo prossimo spettacolo. Undici corpi di diverse stature, fattezze, proporzioni, ricreano sinuosi movimenti corali mai interrotti, in un flusso continuo di respiri e slanci. Solo gli sguardi rimangono sempre severi. Le loro intenzioni sono precise. ACTUS, for Vjosa è il prossimo lavoro con la regia di Gentian Doda, in scena oggi e domani.
Vjosa è il fiume che sfocia sull’Adriatico, un fiume incontaminato che attraversa l’Albania e che da settembre 2020 è stato annunciato dovrebbe diventare Parco Nazionale: l’ultimo fiume selvaggio d’Europa. E undici ballerini provenienti da tutto il mondo ballando danno il loro omaggio a questo fiume, ma anche a tutta la natura, che è universale, al di là dei confini, al di là dei nazionalismi.
«Get inspired. Be involved. Stay tuned», dice Gentian, ossia: «Fatti ispirare. Sii coinvolto. Sii preparato».
Anche nella salvaguardia del pianeta, di cui troppo spesso dimentichiamo l’importanza. L’arte fa la sua parte nel ricordarci quanto sia importante che ognuno faccia la sua parte, e ancora meglio, quanto sia importante farla non da soli, ma, come a teatro, tutti insieme.
Chiara Donà
Relazioni e Progetti internazionali Teatro della Toscana