TEATRI UNITI IN TOSCANA

Toni Servillo, Cesare Accetta, Salvatore Cantalupo, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Licia Maglietta, Vladimir Denissenkov, Andrea Renzi, Federico Odling, Marcello Romolo, Luciano Saltarelli, Francesco Saponaro, Giampiero Schiano: sono alcuni degli artisti di Teatri Uniti in Toscana, il mese di spettacoliproiezioni e una mostra tra Teatro Era, Pergola e Niccolini, che la Fondazione Teatro della Toscana dedica al soggetto multiforme nato a Napoli nel 1987 dall’unione di Falso Movimento, Teatro dei Mutamenti e Teatro Studio di Caserta, tre realtà che avevano profondamente caratterizzato il panorama teatrale italiano e internazionale a partire dalla seconda metà degli anni ’70.

Teatri Uniti è un vero e proprio laboratorio permanente per la produzione e lo studio dell’arte scenica contemporanea che, intrecciando in maniera innovativa il linguaggio propriamente teatrale con quello della musica, delle arti visive e del cinema, ha realizzato, oltre all’allestimento di testi classici e contemporanei, alcuni significativi film indipendenti.

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4 Apr 2016 - 14 Apr 2016 Le proiezioni | Teatri Uniti in Toscana

4 APRILE | RICORDANDO NEIWILLER

Del magistero creativo di Antonio Neiwiller, sempre più scoperto e apprezzato dopo la sua scomparsa nel 1993, restano i preziosi scritti, la memoria viva di quanti lo conobbero e lavorarono con lui ed i tre soli esempi del suo peculiare lavoro di attore al cinema. Il sacerdote assistente di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, premiato a Venezia nel 1992, il visionario sindaco di Stromboli in Caro Diario di Nanni Moretti, premiato a Cannes nel 1994 e soprattutto Il monologo de L’altro sguardo, mediometraggio di Rossella Ragazzi, presentato a Venezia nel 1996, incandescente testimonianza filmata dell’ultimo spettacolo di Neiwiller e suo autentico testamento poetico. Un’autentica rarità sono le immagini delle prime scene di Ha da passà a nuttata, memorabile allestimento eduardiano di Leo De Berardinis.

ORE 18.00

Antonio Neiwiller al cinema
(12′) 1992/1994
scene da Morte di un matematico Napoletano e Caro Diario

Antonio Neiwiller: Il monologo de L’altro sguardo
(30′) 1996
con Antonio Neiwiller
regia Rossella Ragazzi

Antonio Neiwiller con Leo
(10′) 1989
scene da Ha da passà a nuttata di Leo De Berardinis

5 APRILE | TONI SERVILLO A TEATRO

Le peculiari capacità di regia e direzione in scena degli altri attori di Toni Servillo, vengono testimoniata dalle riprese di due suoi memorabili spettacoli, entrambi basati su drammaturgie del Settecento. Le spietate triangolazioni geometriche fra giovinezza, amore e denaro risaltano dapprima nell’icastico sguardo sul Marivaux de Le false confidenze, mirabilmente tradotto da Cesare Garboli e poi nella tripartizione dell’affresco corale di Trilogia della villeggiatura, con riprese selvagge effettuate in tempi e luoghi diversi nel corso della lunga tournée internazionale dello spettacolo. Il lavoro di lettore/interprete di poesie quasi come spartiti musicali trova il suo miglior compimento nella versione filmata di Toni Servillo legge Napoli.

ORE 16.00

Le false confidenze
(72′) 2015
di Marivaux
nella traduzione di Cesare Garboli
regia teatrale Toni Servillo
riprese e montaggio Tommaso Pitta

Il giovane Dorante, povero in canna ma di buona famiglia, decide di sposare la ricca vedova Araminte già promessa in sposa ad un Conte. Viene aiutato in questo dal suo fido servo Dubois, che adesso lavora in casa di Araminte. Sarà proprio Dubois, dopo averlo fatto assumere come segretario, ad intessere un complicato gioco psicologico che progressivamente porterà Araminte dalla semplice curiosità alla passione per Dorante, passando attraverso tutte le possibili declinazioni della scoperta dell’amore. Il piano riesce talmente bene che Araminte infine, pur ancora in dubbio circa l’amore che Dorante le professa, decide di rinunciare al matrimonio con il Conte per rendere ricco e felice il giovane spasimante.

Anna Bonaiuto Araminte        
Andrea Renzi Dorante
Gigio Morra Remy 
Betti Pedrazzi Argante
Salvatore Cantalupo  Arlecchino
Toni Servillo Dubois
Monica Nappo Marton
Francesco Silvestri il conte
Francesco Paglino  garzone

scene Toni Servillo, Daniele Spisa
costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini
aiuto regia Costanza Boccardi

ORE 17.30

Toni Servillo legge Napoli
(98′) 2015
regia teatrale Toni Servillo
riprese e montaggio Massimilano Pacifico, Diego Liguori Leggi tutto

13 Apr 2016 - 14 Apr 2016 MANCA SOLO LA DOMENICA

Esistono amori che non danno la felicità, ma… Se ne possono vivere altri!

Il problema era serio, con quel cotogno tra i piedi come continuare nella solita vita che ogni giorno la portava fuori casa, in altri paesi, anche molto lontani?

Ma Borina, all’anagrafe Liboria Serrafalco sposata Liuzzo, trasforma, trasforma tutto fino all’estremo, fino in fondo. La sua vulnerabilità non è stata rispettata e lei si riappropria di tutto e di tutti.

Andare lontano dalla propria casa.

Fantasticare una vita di sentimenti amorosi e luttuosi.

Desiderare passioni, amori e soprattutto uno status, riconosciuto da tutti, da poter portare dipinto sulla faccia come una voglia di fragola.

E se la realtà le impedisce di continuare a vivere tutto questo Borina non se ne preoccupa: pianifica.

Come una straordinaria attrice dal lunedì al sabato accanto alla sua vita piatta e prevedibile come quella di tutto il paese, ne affianca un’altra fatta di tournée in altri luoghi nel suo ruolo di VEDOVA!

L’unico cruccio resta la domenica. Sì, manca solo la domenica…..

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13 Apr 2016 FUOCHI A MARE PER VLADIMIR MAJAKOVSKIJ

Armato dei suoi versi e di una Smith and Wesson a canna corta, in una immaginaria conferenza cosmica e pirotecnica il grande poeta russo si presenta in tutta la sua smisurata, tenera e trascinante vitalità. Dalla tribuna di un piccolo tavolino, alle sue spalle il cielo trapunto di stelle, la requisitoria poetica ha il suo cuore pulsante nel poemetto la Nuvola in Calzoni, dove ingaggia un corpo a corpo con i temi universali dell’amore, della religione, della vecchia poesia e della rivoluzione, realizzando un insuperabile manifesto della sua concezione poetica potentemente innovativo sul piano formale. In un montaggio scandito dallo sparo suicida le gemme verbali, le burle immaginifiche, i concitati paradossi, gli amori disperati e carnali e le profetiche visioni di questo gigante del secolo scorso giungono fino a noi. Che forse, nani quali siamo, faremmo bene a metterci sulle sue spalle.

Fuochi a mare per Vladimir Majakovskij è un tributo a un poeta e alla poesia come Luogo della Vita, come fosse un tributo all’Etna, alle Alpi, al delta del Nilo, come fosse un tributo a una cannoniera, a una cimice, a un cucciolo di cane. Qualcuno ha scritto che l’arte deve essere contro la bomba atomica, cioè contro la disintegrazione della coscienza. Condivido questa posizione e la vita e la poesia di Vladimir Majakovskij, sono contro la bomba atomica.

Andrea Renzi

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14 Apr 2016 CAPRONI! INVENZIONE A DUE VOCI

Il viaggio intrapreso all’interno dell’opera di Caproni è un’escursione ad alta quota, l’aria è buona, fina e talvolta è bene sedersi a contemplare il paesaggio. Ben oltre l’occasione del centenario della nascita e il doveroso omaggio ad una delle voci più alte della letteratura italiana contemporanea, ogni giorno di lavoro dedicato alla sua poesia è un’esperienza di crescita.

Fin dalla nostra prima collaborazione teatrale, per Santa Maria D’America nel 2004, con Federico Odling abbiamo ipotizzato una messinscena del poemetto Il Conte di Kevenhuller del 1986, un denso testo della maturità dove un cacciatore insegue un’allegorica Bestia Feroce e ingaggia un corpo a corpo con il male assoluto. Caproni gioca nella composizione a disporre l’azione del protagonista tra le pieghe di un libretto musicale e abbiamo raccolto questa sua scelta come un’istigazione al teatro.

Ma Il Conte è solo una vetta di una più vasta catena montuosa ed è stato naturale prolungare l’esplorazione ai Versi livornesi dedicati alla madre, al famoso Congedo, ai sorprendenti e anarchici Controversicoli caproniani, alle nitide prose.

Abbiamo incontrato, distribuite in tutto l’arco della sua opera, numerose parole estratte dal lessico musicale: orchestra, concerto, cabaletta, partitura, cadenza. E’ uno dei segnali che hanno catturato la nostra attenzione. L’amore mai sopito per la musica che il giovane violinista Caproni, una volta abbandonati gli studi compositivi, ha riversato nella scrittura, la sua dichiarazione di poetica sintetizzata nel “far musica nuova senza abbandonare il linguaggio tonale”, la limpida cantabilità ma al confine del nulla, come scrive di lui Calvino, hanno fatto da guida alla nostra sensibilità e ci hanno spinto ad attraversare la sua opera in forma di concerto.

Nel territorio spurio e di confine del teatro, in una invenzione a due voci, in una suite con personaggi, mettiamo in gioco la nostra natura di interpreti, convinti che Poesia e Musica possano costituire la risposta meno provvisoria all’imbarbarimento da consumo.

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6 Apr 2016 - 9 Apr 2016 DOLORE SOTTO CHIAVE / PERICOLOSAMENTE

A trent’anni dalla sua scomparsa e dopo la felice esperienza dell’allestimento spagnolo di Yo, el heredero (Io, l’erede), Francesco Saponaro torna a Eduardo De Filippo con i due atti unici Dolore sotto chiave e Pericolosamente arricchiti da una ouverture, adattamento in versi e in lingua napoletana della novella del 1914 di Luigi Pirandello I pensionati della memoria.

Dolore sotto chiave (1958) va in onda l’anno successivo come radiodramma con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti – i fratelli Rocco e Lucia Capasso. Viene portato in scena due volte con la regia dell’autore, con Regina Bianchi e Franco Parenti nel 1964 (insieme a Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello) per la riapertura del Teatro San Ferdinando di Napoli e nel 1980 (insieme a Gennareniello e Sik-Sik) con Luca De Filippo e Angelica Ippolito. In Dolore sotto chiave i buoni sentimenti come la carità cristiana, la compassione o la mania borghese della beneficenza diventano armi improprie per dissimulare, negli affetti, quella segreta predisposizione dell’essere umano al controllo e al dominio sull’altro. Il tema della morte incombe silenzioso e il dolore del lutto viene nascosto e soffocato da un gioco sottile di ricatti e malintesi, tipici dei contesti familiari. In casa dei fratelli Capasso, un interno borghese dove una camera della morte ha custodito per undici mesi il simulacro del dolore, Dio e i morti sono presenti fino al punto da essere invocati come vere presenze, giudici supremi del bene e del male. Eduardo riesce a intrecciare diversi registri e generi che si inseguono sul filo del cinismo e dell’ironia. La vicenda si colora di risvolti comici, a tratti paradossali carichi di morbosa e grottesca esasperazione. In Dolore sotto chiave viene evocato un oggetto-simbolo, usato come sottile minaccia di suicidio dal povero Rocco Capasso: la rivoltella, che in Pericolosamente (1938) si materializza e si trasforma in un vero e proprio strumento di tortura coniugale e rimedio alle bizzarrie improvvise di una moglie bisbetica. L’atto unico, dall’apparente fulmineità di uno sketch, grande successo del Teatro Umoristico dei De Filippo, gioca tutto sul classico litigio coniugale. Ogni volta che Dorotea dà sfogo alle sue intemperanze Arturo, per ripristinare l’ordine familiare, impugna la rivoltella caricata a salve e le spara, scatenando la comica reazione di terrore da parte dell’ignaro amico Michele appena rientrato a Napoli da un lungo viaggio di lavoro. Nonostante il testo nasca alla fine degli anni trenta, Eduardo ne potenzia la carica visionaria per sperimentare nuovi linguaggi anche nel cinema.

Adatta Pericolosamente e dirige Marcello Mastroianni, Luciano Salce e Virna Lisi ne L’ora di punta, episodio del film Oggi, domani e dopodomani (1965) riuscendo a ottenere uno spiazzamento assolutamente contemporaneo. In pieno boom economico, la febbrile sete di emancipazione femminile può placarsi, ancora una volta, soltanto con uno sparo. Ma è uno sparo che si moltiplica all’infinito. L’infallibile metodo di Arturo viene copiato da tutti i mariti: il colpo risuona nelle case dei vicini, nel quartiere, per le strade, tra grattacieli e clacson di una metropoli che deflagra di pistolettate.

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30 Mar 2016 - 3 Apr 2016 I GIOCATORI

Premio Ubu 2013 Miglior testo straniero

Napoli e Barcellona ancora una volta unite in teatro da Enrico Ianniello nel primo allestimento in Italia di Jùcature (Giocatori) di Pau Mirò, vincitore del premio Butaca 2012 per il miglior testo in lingua catalana e messo in scena con successo due stagioni fa a Barcellona con la regia dello stesso Mirò al Teatre Lliure diretto da Lluís Pasqual.

In scena quattro uomini, interpretati da Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Marcello Romolo e Luciano Saltarelli, condividono tragicomiche frustrazioni e fallimenti giocando a carte, in attesa di un ultimo estremo guizzo vitale. In un vecchio appartamento, intorno a un tavolo, sotto una lampada, quattro uomini, un barbiere, un becchino, un attore e un professore di matematica, giocano a carte. I soldi sono spariti da tempo, come qualsiasi possibilità di successo personale. L’appartamento è un rifugio dove tutti i fallimenti sono accettati, permessi. Il fallimento è la regola, non l’eccezione. Ma proprio sul punto di toccare il fondo, i quattro decidono di rischiare il tutto per tutto, rouge et noir, e allora il gioco si fa pericoloso.

Anche in questa occasione, come nella fortunatissima esperienza di Chiòve, (riadattamento napoletano della messinscena catalana Plou a Barcelona trapiantata da Barcellona ai Quartieri Spagnoli di Napoli, per la regia di Francesco Saponaro, sempre con la traduzione di Enrico Iannello), Jùcature è ambientato a Napoli “anche se questa volta – sottolinea il regista – si tratta di un’ambientazione esclusivamente linguistica, senza riferimenti geografici precisi, un’assenza di collocazione che mi pare una cifra fondamentale dei quattro personaggi raccontati da Mirò: uomini di “mezz’età”, come si suol dire (quindi senza un’età che li descriva), senza nome (sono definiti dalla loro professione), senza lavoro e senza un vero amore che li faccia bruciare di passione. Maschere grottesche che si incontrano, in tempo di crisi, per mettere in gioco l’unico capitale che hanno a disposizione: la loro solitudine, la loro ironia, la loro incapacità di capire”.

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4 Apr 2016 - 5 Apr 2016 TITANIC – THE END

Omaggio ad Antonio Neiwiller nel ventennale della sua scomparsa

Salvatore Cantalupo ripropone sulle scene Titanic The End, spettacolo che recitò con Antonio Neiwiller, artista geniale, poeta costruttore di visioni fuori dai canoni tradizionali. Si racconta di naufraghi in attesa, in fuga, e di ciò che queste anime vagabonde, reiette, profughe possono incarnare. Un marinaio, un gruppo di emigranti, una nave che è anche una balera, con un gioco di luci e girotondi che incanta per forza e semplicità. Un’opera universale che affronta l’eterno viaggio dentro noi stessi e verso l’altro, l’esterno, lo sconosciuto.

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